L’inconscio

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Che cos’è l’inconscio, a cosa serve, cosa rappresenta?

Partiamo dalle origini, Sigmund Freud, noto psicoanalista austriaco, teorizza l’esistenza di una struttura psichica sconosciuta a noi stessi, alla quale è proibito raggiungere il livello di consapevolezza.

L’immagine dell’iceberg, una delle più note e chiarificatrici, mostra questo concetto: la punta che emerge dalle acque è la nostra parte conscia, tutto il resto che rimane sommerso è l’inconscio. Come vediamo, questa seconda parte è molto estesa.

trascrizione

Photo by Alexander Hafemann on Unsplash

L’inconscio (Trascrizione)

Che cos’è l’inconscio, a cosa serve, cosa rappresenta?

Partiamo dalle origini, Sigmund Freud, noto psicoanalista austriaco, teorizza l’esistenza di una struttura psichica sconosciuta a noi stessi, alla quale è proibito raggiungere il livello di consapevolezza.

L’immagine dell’iceberg, una delle più note e chiarificatrici, mostra questo concetto: la punta che emerge dalle acque è la nostra parte conscia, tutto il resto che rimane sommerso è l’inconscio. Come vediamo, questa seconda parte è molto estesa.

Tutto il materiale non pensabile, non digeribile, viene rimosso e messo in questo forziere. Il forziere dell’inconscio è ben sigillato, ma ogni tanto qualcosina sbatte, fa rumore, fa incrinare il coperchio, butta fuori fumo, insomma c’è sempre una invadenza nel nostro livello conscio, anche se non ce ne rendiamo conto.

I lapsus, le dimenticanze, i déjà-vu, i sogni che facciamo nottetempo rappresentano scampoli di questo materiale.

Georg Groddeck, altro psicoanalista tedesco, parla della “forza ignota e incontrollabile da cui veniamo vissuti ”. Come se ci fosse una marea segreta dentro di noi che lambisce le coste della nosta consapevolezza ma altrettanto rapidamente si ritrae nelle profondità. Sale, cresce, ci bagna e si ritira. Non abbiamo il tempo di capire cosa sia accaduto nel momento in cui l’inconscio ci sfiora.

La potenza però di tutto ciò è enorme. Questo reparto della nostra psiche ha una forza immensa e vulcanica, ribolle.

Tanto c’è dentro, tanto spinge per uscire.

Perché si rimuove del materiale e lo si confina in questa prigione sotteranea?

Per la nostra psiche non tutti i contenuti sono accettabili, non in tutti i frangenti della nostra vita; qualcosa deve venire sacrificato (nascosto) per il buon funzionamento del nostro reparto conscio.

La nostra attenzione e la nostra curiosità ci possono guidare verso una maggior vicinanza con questa parte di noi così importante; possiamo riflettere con mente aperta al sogno capitatoci l’altra notte, possiamo sorridere ricordando quella particolare sbadatezza, possiamo interessarci al lapsus avuto con il nostro capo/padre/vicino di casa.

Non troveremo la chiave di lettura (no, non è affatto facile), ma se ci esercitiamo spesso ad accostarci a questo mondo segreto, avremo la possibilità di sfiorare l’altro, questo sconosciuto, questo abitante silezioso (ma poi neanche tanto!) che ci abita dentro.